Patrizia Gabriele nasce a Venezia, si trasferisce a Pescara dove si diploma al Liceo Artistico Statale e si laurea a pieni voti in Architettura, All’Università degli Studi “Gabriele D’Annunzio” di Chieti. Negli anni ’80 e ’90 si dedica alla progettazione di architetture d’interni; svolge lavori di ricerca per la Sovrintendenza ai Beni Culturali ed Ambientali del Molise. Insegna, contemporaneamente, materie artistiche nella Scuola Media di primo e secondo grado. Impegnata in attività di ricerca in campo artistico fino ai primi anni 90 raramente si presenta in pubblico. Successivamente I’attività diventa preponderante sulle altre.
I materiali dialogano, ricevono una seconda vita trasformandosi poeticamente in una nuova possibilità di riflessione.
Paesaggi modificati, contaminati.
Superfici, ripetizione ritmica di segni e materiali naturali e artificiali non sono altro che rapporti che si creano tra natura e uomo.
Tele tessute a mano e legni di scarto dialogano con materiali artificiali recuperati.
La farfalla che riesce a sopravvivere e i semi allineati in un ordine compositivo sono segni di ottimismo.
2000 Sale espositive Teatro Monumentale G.D’Annunzio – Pescara Personale
2000 Galleria d’arte DUSIE’ San Martino buon Albergo (Verona) ) Personale
2000 XI mostra d’Arte Contemporanea di Padova
2000 Mostra a favore dell’AIMA Locali espositivi teatro D’Annunzio Pe Collettiva
2000 Galleria Spazio Arte “La Fenice” Sanremo (Imperia) Collettiva
2001 Complesso Monumentale ex Convento S.Anna Ortona (Chieti) Personale
2001 Galleria d’Arte “La Telaccia” Torino Collettiva
2001 Galleria d’Arte e Design “Logos” Roma Collettiva
2001 Galleria “Petrofil Arte” Milano Collettiva
2001 Galleria d’Arte “D’Ars” Milano Collettiva 46
2002 Banca Popolare di Milano sede di Monza collettiva
2002 Galleria d’Arte “Porta All’Arco” Siena collettiva
2002 Banca Popolare di Milano sede di Bologna collettiva
2002 Galleria Comunale ” Palazzo San Giorgio ” Campobasso collettiva
2002 Galleria d’Arte Moderna “Perriarte” Campobasso collettiva
2002 Spazio Espositivo Lungofiume Sud Pescara collettiva
2002 Galleria del Castello Aragonese Taranto collettiva
2003 Atelier d’Arte “Roberta Braceschi” Piacenza collettiva
2003 Banca Popolare di Milano sede di Seregno (Mi) collettiva
2003 Galleria d’Arte ” Bazart ” Milano collettiva
2003 Galleria d’Arte ” 5° Cortile ” Milano collettiva
2003 Mostra d’Arte contemporanea di Cremona collettiva
2003 Galleria d’Arte ” Artealcontrario” Modena collettiva
2003 Banca Popolare di Milano sede di Parma collettiva
2003 Teatro Marrucino – Palazzo di Majo – Chieti personale 44
2003 Biblioteca Comunale Dergamo-Bovisa” Milano collettiva
2004 Banca Popolare di Novara Piazza Scala Milano collettiva
2004 LondonArt Biennal 2004 “Mail art at the mirror” collettiva
2004 Banca Popolare di Milano Piazzale Flaminio Roma collettiva
2004 Palazzo Pretorio Certaldo (Firenze)
2004 Galleria d’Arte ” 9 Colonne” Il Resto del Carlino Ferrara collettiva
2004 Fondazione d’Ars Banca Popolare di Milano sede di Roma collettiva
2004 Artisti in Vetrina Assessorato cultura Comune Pescara collettiva
2004 Galleria d’Arte Perriarte Caserma ” G.Pepe” Campobasso collettiva
2004 Galleria d’Arte ” Dars ” Milano Personale 64
2005 The Artcard “Sharjah Art Museum ” United Arab Emirate collettiva
2005 Palazzo Reale Caserta collettiva
2005 Spazio d’Arte “Bossi & Viatori” Lloyd Adriatico Trieste Personale
2005 Galleria d’Arte D’Ars Milano Personale
2005 Museo del Marmo di Carrara Personale
2006 Galleria d’Arte “Quintocortile “Poesiarte Milano collettiva
2006 Galleria d’Arte “3D ” Venezia collettiva
2006 Studio D’Ars Milano -cinquecentesima mostra- la nascita delle idee collettiva
2008 Studio D’Ars Milano “vuoto e creatività interrogarsi sull’arte” collettiva
2009 “Villa Casati” Cologno Monzese “Alt II Corpo è mio” mostra itinerante”collettiva
2021 Castello de Sterlich Aliprandi Nocciano (Pescara) collettiva
2022 Museo d’Arte “Costantino Barbella” Chieti collettiva
Nei luoghi della memoria dove le direzioni sono molteplici, aperte, non linearmente definibili, l’uomo com pie Il suo progetto dl ricerca verso la felicità e verso la vita. che non esclude anche il senso del tragico, in quanto le memoria, dopo averlo aperto al ‘seme’ gli ricorda che è aperto al nulla cioè alla morte del corpo. In questa dimensione Il binomio uomo-corpo si introduce nei mondo, tentando dl conoscerne e verificarne le Infinite possibilità, ricercando l’origine dl tutte le cose, che scaturisce dal sapere. dalle capacità del nostro Intelletto e dalla riflessione; riflettere è accogliere nel proprio interno le Impressioni effimere e quelle percezioni lievi che II mondo ci offre, e che “io” uomo restituisco ed offro al mondo. Le relazioni che intercorrono tra uomo e mondo sono anche di poesia. di universali riflessioni esistenziali, di ricerca di equilibrio interiore e di speranza di luce. nonostante tutto il male del mondo. La luce, stupore ed incantesimo, viene raccontata in questa mostra, come l’elemento che travalica le forme e sl propone dl trovare il giusto rapporto tra le parole del mondo e le emozioni della vita Le opere dl Patrizia Gabriele raccolgono ed assemblano materiali diversi come sabbia, cemento, colore, ed oggetti come perline, corde, plastica, uniti ad una forte carica espressiva. frutto di una estrosa fantasia, che insieme costituiscono una esemplare dicotomia artistica. Si crea cosi un decorativismo che invade l’ambiente circostante. caricandosi di forti contenuti emotivi e dove la luce, punto fermo e meraviglioso elemento linguistico. Invade la materia addentrandola e avvolgendole di fulgida linfa vitale.
Alberto Maria Martini
Omero, il poeta “che le Muse lattàr più ch’altro mai” (Purg. XXII, 102), canta di un mare color ‘del vino’ nel libro primo dell’Odissea; percorso privilegiato dalla saggezza dell’instancabile navigatore, Ulisse, che della vita fa esperienza profonda, poiché “fatti non foste a viver come bruti, / ma per seguir vertute e canoscenza” (Inf. XXVI, 119-120). Profondità la quale torna acquietata e quietante nei toni centripeti che dal-l’azzurro insegna Kandinsky conducono alla ripo-sante e distaccata serenità del verde. Colori, questi, prediletti dalla Pittrice, la cui arte, forse, si impregna della memoria di un’infanzia trascorsa sulla laguna veneta. Luminosa immagine che ne scaturisce dal colore acrilico, dal supporto naturale, e volutamente ricercato, del legno (essenziale tramite su cui Venezia inabissa le sue radici nell’acqua); solari i minuti cri-stalli dispersi sulla tela, richiamando la loro appartenenza alle fucine di Murano, la cui armonia racchiude il sogno, e il naufragio, dell’organo vitreo del Dardi, tramandati nel Fuoco dannunziano. Ancora d’Annunzio evoca L’onda alcyonia: “Nella cala tran-quilla / scintilla, / intesto di scaglia / come l’antica / lorica / del catafratto, / il Mare.” Stimolante rivisitazione, per similarità poetica, mentre lo sguardo dello spettatore affonda nei quadri della Gabriele. Mare, Madre, Materia linguisticamente contrassegnati dal medesimo fonema annota Jung e sostanzialmente improntati dal ‘femminile’ E’ dall’onda del mare che nasce Venere Botticelli illustra e Foscolo descrive, con pari sublimità l’archetipo della bellezza muliebre; ‘rompe le acque’ il nascituro, a perfezionamento della maternità; genera la natura i suoi frutti materiali, secondo il mito della Grande Madre, realizzando la vita della terra e sulla Terra. Di materia si alimentano le creazioni dell’artista Patrizia, donna e madre. In alcune, il materico veste la centralità dell’opera, dando così forma a bassorilievi e sculture. Sostanze inerti e di recupero, manipolate con artistica sapienza, ora con delicata sensibilità, ora con vigorosa vitalità, si intrecciano con filati, inserti di rame (Venere) e garze, per conseguire un ordine e formare un ordito; entrambi i termini rimandano allo exordior latino, principio della tessitura. Esemplifica la lingua inglese: il termine wife significando moglie, ed avendo comune radice col verbo to weave, ovvero sia tessere, sia costruire una storia su dei fatti. L’opera d’arte finita é il fatto (manufatto) che l’artefice ha coordinato mentalmente, pensandolo: tramando un’idea, inseguita dall’emi-sfero cerebrale creativo (e pertanto `femminile’); quindi resa dalla tela o altro materiale che sia al pubblico. Offrendo attenzione al soggetto della pittura in mostra, si coglie pure, e pura, la vitalità che esplode in quell’oro (sole) prezioso, e già amato in Klimt, e in quegli sprazzi di un estetizzante arancione Huysmans ne fa il colore preferito dal suo più noto protagonista letterario che attraversano balenanti il dipinto; diversamente, scie di luce conferiscono riflessivi attributi lunari (argento) al cammino ‘marino’ dell’Artista. Dal mare ricevette, il pescatore Glauco, il dono dell’immortalità; narrato dalle Metamorfosi (XIII) ovidiane , e perpetuato dal verso dantesco: “qual si fe’ Glauco nel gustar dell’erba” (Par. 1, 68). Nel mare realizza la sua esistenza terrena il pescatore Santiago, approdato sulle pagine di Hemingway. Resta comunque, il mare; sulla cui cima immaginaria è depositata ogni forma elevata e profonda, (consapevolezza e inconscio), di Conoscenza, ed al quale dedica la sua arte Patrizia Gabriele.
Mario Falcucci
Un innato senso per la materia che si aggrega secondo motivi liberi e biomorfi unitamente ad un altrettanto connaturato estro strutturante-decorativo, caratterizzano l’indole inventiva di Patrizia Gabriele, un’artista con alle spalle una bella esperienza creativa ma che però raramen-te si è presentata al pubblico forse perché completamente coinvolta in quella sua laboriosa e gratificante attività concrettiva in cui la fantasia realizza nuove modalità espressive, raccoglie e assembla cose, forme, materiali anche di scarto o d’uso comune che giustapposte ed organizzate divengono preziose operazioni estetiche in cui si vengono a rivelare ,altresì, due interessanti aspetti noetici, quasi due anime, l’una fluida e bidimensionale e l’altra geometrica e spaziale. Tale dicotomia linguistica ,fondata sul binomio rigido-lineare, e che in un primo momento potrebbe apparire antitetica, si rivela, a ben guardare, complementare e sinergica modalità inventiva. La tensione espressiva che, difatti, viene a generarsi tra l’andamento fluido e spontaneo che struttura le immagini mediante la calda fisicità di materiali come il cemento, la sabbia, il colore acrilico e l’esistenza altamente definita di oggetti già pronti come perline, corde o tubi di cartone o plastica, si risolve alla stregua di una conciliazione degli opposti tramite l’armonioso senso compositivo dell’artista. La Gabriele gestisce la superficie pittorica o le costruzioni plastico-spaziali assecondando proprio quella spontanea propensione all’assemblaggio ed organizzazione di morfemi o moduli che, ripetuti, riescono a tessere trame polisemiche. Mi viene in mente la “Ripetizione differente” o il “Neodecorativismo” che negli anni ottanta si proposero come neo-avanguardie nel panorama artistico statunitense. Ma tali movimenti neo-sperimentali si configuravano come inquadrati in filoni espressivi molto specifici senza possibilità di ‘travaso’ o di interferenze linguistiche come invece avviene, secondo morbide sequenze e senza forzature, nella nostra autrice. La Gabriele riesce benissimo in questo suo confluire dal rigido al fluido, in questa simbiosi tra angolo retto e configurazione lineare. Dal meccanomorfo al biomorfo, dal mondo della materia inerte al mondo della vita, l’artista sa privilegiare sia i valori di texture inter-na, quasi un patterning, e sia le circonvoluzioni libere e ricamate risultanti da schemi inventivi più ludici e tali da creare ritmi formali che potrebbero naturalmente oltrepassare i limiti materiali del supporto che li argina. In tal modo si crea un ‘allover painting’ o meglio ancora un ‘allover patterning’ ossia una decorazione dappertutto, suscettibile di estendersi ovunque. Una sorta di creatività neo-liberty, ben inteso un liberty sintonizzato sui morfemi della contemporaneità, in grado di invadere l’ambiente che ci circonda qualificandolo esteticamente come nel caso delle belle sedie che l’artista ha più volte rivisitato e che confermano l’attenzione della ricerca attuale per le operazioni sinestetiche, ossia, per quelle realizzazioni artistiche che siano in grado di sollecitare tutta la nostra sensorialità rendendoci quel positivo senso di circolarità vitalistica tanto cara a Bergson. La componente decorati-va, tra l’altro, così presente in tutte le manifestazioni della nostra esistenza, diviene, nelle opere della Gabriele, elemento particolaristico e naturalmente prezioso perché correlato a significative valenze semantiche e non fine a se stesso come invece accade nella comune esperienza esornativa. Il decorativismo dell’artista si carica difatti di contenuti emotivi ma anche fisici, fatti ad esempio di forti sensibilità nell’uso del colore a volte così calibra-to, attento ai contrasti o, al contrario, alla fusione dei toni. Una poetica visiva che, comunque, oltre che dai valori propriamente estetici si lascia gestire anche da motivi ispirativi, da pretesti noetici, come nel caso di quest’ultima produzione in cui il tema della luce sovrintende ad ogni singola genesi ideativa. Non a caso, infatti, nelle opere più recenti, si evince l’utilizzo insistito dell’oro o di perline colorate e lucenti che, come fulgidi spiragli, vanno ad invadere lentamente scabre e monocrome superfici. Ancora una volta si realizza, così, quella particolare attitudine alla dicotomia e la sua sintesi dove l’abile contrasto tra brillantezza ed opacità, tra luce ed oscurità divengono espressione di un simbolismo latente e di un profondo senso vitalistico. Anche il materiale stesso che da adito ad increspature o si lascia scalfire e trapassa-re dai fluidi fili dorati o ancora irretire da corde e quant’altro, rientrano, in tale poetica vitalistica così come la luce che è fonte inesauribile di vita materiale e spirituale. La luce, allora, come punto fermo, come dato fondante di questo ciclo di opere e come elemento visivo ma anche semantico cui l’artista affida l’importante ruolo di conciliare gli aspetti oppositivi del proprio linguaggio espressivo ma anche gli universi antitetici dell’esistenza, le anime contrapposte del mondo che possono farsi complementari ed integrarsi vicendevolmente quali manifestazioni di un’unità finalmente ricostituitasi. Luce che la Gabriele ha catturato ed eternizzato addentrandola nella materia, circondandola o risolvendola in fluidi decori come elemento che abolisce qualsiasi dicotomia, in grado di eliminare le gerarchie e disporre in senso orizzontale ogni manifestazione visibile. Luce quale unico e meraviglioso fenomeno che la natura ci ha regalato per farci vedere la vita e allontanare le tenebre.
Maria Augusta Baitello